Teatro

Aldo Moro di Paolo Bonacelli a Spoleto e Umbertide

Aldo Moro di Paolo Bonacelli a Spoleto e Umbertide

L’emozionante Aldo Moro, una tragedia italiana, spettacolo che ripercorre la cronaca del più tragico sequestro politico del nostro secondo dopoguerra, va in scena, venerdì 12 dicembre, alle 21 al Teatro Nuovo di Spoleto e sabato 13 dicembre, alle 21 al Teatro dei Riuniti di Umbertide.

Il progetto è nato dalla collaborazione ormai collaudata di quattro grandi artisti, Corrado Augias e Vladimiro Polchi autori dei testi, Giorgio Ferrara alla regia e nei panni dell’intenso protagonista Paolo Bonacelli.

Alle 9,15 del 16 marzo 1978, in via Fani a Roma, la Fiat 130 guidata dall'appuntato dei carabinieri Domenico Ricci, con a bordo l'onorevole Aldo Moro, viene bloccata da un commando di terroristi e crivellata di colpi. Cinque uomini della scorta vengono uccisi, il presidente della Dc sequestrato. La vicenda umana e politica del rapimento Moro si consumò in 55 giorni: i più lunghi e oscuri dell’Italia del dopoguerra. Non sono bastati 5 processi e 2 commissioni parlamentari d’inchiesta a fare definitiva chiarezza.

Su questa vicenda si sono confrontate due concezioni opposte, a ognuna delle quali va una parte di ragione. I sostenitori del valore della vita umana: bene assoluto al quale ogni altra considerazione va subordinata. I difensori della Repubblica, chi temeva cioè che cedendo ai terroristi si aprisse una spirale di ricatti, che facesse soccombere la concezione stessa dello ‘Stato’. Ognuna delle due parti poté reclamare una superiore parte di ragione, una forte motivazione di natura etica.

Anche questo ha reso l’intera vicenda una tragedia, nel senso greco del termine: un conflitto, uno scontro senza soluzione possibile, che non sia quella stabilita dal fato. Una tragedia antica, risolvibile solo sulla base di un’idea più religiosa che politica, il dilemma di Antigone: Polis contro Pietas.

Lo spettacolo ricostruisce i fatti fino al drammatico epilogo partendo dalle numerose lettere scritte da Moro dalla “Prigione del Popolo”, allo strazio delle sue parole, la pièce alterna i commenti e gli interrogativi di Sciascia e Pasolini, ma anche i comunicati ufficiali delle Br. Il tutto scandito dall’uso di immagini, tratte dai telegiornali d’epoca e dall’adattamento cinematografico di Marco Belloccio.